lunedì 16 marzo 2020

COVID 19 - PROVE TECNICHE DI DITTATURA

Prove tecniche di dittatura Facciamo una premessa che sennò mi va in ansia il cittadino-responsabile-e-disciplinato che, grazie a Dio, alberga in quasi tutti noi: le misure a cui stiamo ricorrendo sono giuste e sacrosante perché c’è un’emergenza sanitaria nazionale; e prima vengono la vita e la salute e poi tutto il testo. Va bene? Okay, ora cominciamo a ragionarci su. E ragionarci su vuol dire chiedersi, per esempio, come potremmo definire questo stato di cose se non ci fosse il Covid-19. Voglio dire: le strade deserte, la spesa contingentata, l’ora d’aria giornaliera, le pattuglie in divisa agli incroci, l’autogiustificazione per guidare da casa tua a quella di tua nonna, persino la patente per camminare, se sarà necessario. La patente per camminare? Sì, o il foglio rosa, se preferite; insomma, un documento attestante il privilegio giustificante la vostra deambulazione, in barba all’articolo 16 della Costituzione. Se vi stanno già venendo i fumi o i nervi, tornate alla premessa. Ho già detto che tutte le misure di cui sopra sono condivisibili e accettabili, per via del Corona virus. Adesso tornate alla domanda: come potremmo definire questo stato di cose senza il Covid-19? Esatto! C’è una sola risposta plausibile: dittatura. L’esperienza drammatica, e per certi versi surreale, in corso ha pochissimi aspetti positivi, forse nessuno. Ma uno, se me lo consentite, c’è. Ci sta mostrando, anzi ci sta facendo vivere sulla nostra pelle, in presa diretta, giorno per giorno, in cosa consista un regime. Ripeto: parlo da un punto di vista oggettivo, al netto del morbo. Tutte le misure eccezionali da cui siamo (volontariamente) “costretti”, e a cui ci siamo (spontaneamente) consegnati, sono la “normalità” in una dittatura, in un regime. Vi dirò di più: quella in fase di sperimentazione è (sul piano oggettivo e astraendo dalle circostanze) una dittatura sui generis, molto meno simile a quelle lugubri e totalitarie del Novecento e molto più affine a quella immaginata da George Orwell nel romanzo “1984” o da Ray Bradbury in “Fahrenheit 451”. PUBBLICITÀ Anche noi, come Winston Smith (il protagonista di “1984”) o come Guy Montag (l’eroe “Fahrenheit 451”), viviamo in case dove uno schermo gigante, spesso coadiuvato nell’opera da molti altri schermi minori, spara quotidianamente messaggi pedagogici da un lato (“Andrà tutto bene!”) e invasivi dall’altro (“Restate a casa!”). E, come in 1984, il suddetto monitor ha la funzione di distrarci dalla “oggettiva” condizione di prigionieri in cui ci troviamo. Ovviamente, per rassicurarci, è sufficiente pensare: ma noi stiamo vivendo uno stato di eccezione, poi faremo una grande festa e torneremo alla normalità. Proprio come accadrebbe a chi si ridestasse all’improvviso da un brutto incubo, prima di rimettersi a dormire: tranquillo – si direbbe – è stato solo un sogno. Ecco, è precisamente questo il punto. Non diamolo per scontato. Ci sono piani inclinati che, una volta imboccati, si inclinano sempre di più. Ci sono azioni, pensieri, abitudini da cui, una volta appresi, si fa fatica a staccarsi. Non sottovalutate l’insidiosità dello slogan da cui siamo tutti letteralmente bombardati in questi giorni bastardi: “Bisogna rispettare le regole”. E neanche la pericolosità di quell’altro: “Dobbiamo cambiare le nostre abitudini”. Se anche paiono temporaneamente, ed eccezionalmente, validi, queste nenie ipnotiche sono normalmente, e ordinariamente, l’anticamera di ogni dittatura. Se ce lo dimentichiamo, finiremo per accettare (se non a invocare) le nuove “regole” e le nuove “abitudini” anti Covid, anche in assenza di Covid. Francesco Carraro

domenica 15 dicembre 2019

Abbandonare L'UEismo si puo' fare .......

Catania – Boris Johnson ha trionfato in Gran Bretagna eleggendo in seggi ben oltre la maggioranza dei deputati necessari per governare in tranquillità. Alla faccia dello UEismo, degli ueisti tutti, giornalisti di grido e professoroni in testa. Quelli che, prima del referendum sulla Brexit sorridevano e dopo offendevano il popolo britannico per la “scelta folle e suicida”, auspicando (pretendendo) un ribaltamento referendario o nuove elezioni che vedessero vincenti i partiti del No. Ora, detto per inciso, io non vado ripescando tutto quello scritto e detto dal 2016 ad oggi in materia, anche perché (fingo di non conoscerne il motivo) sempre più spesso non riesco a ritrovare in rete la documentazione relativa ai miei vari interventi telematici sui social e sulle testate indipendenti. Ricordo però benissimo quanto scritto prima “pro uscita” e puntualizzato all’indomani del voto referendario: “i signori giornalisti ed i vari professoroni che davano per sconfitti i fautori della Brexit (persino con grande scarto), avrebbero fatto meglio a seguire in tv la serie dello “Ispettore Barnaby” (anche datate) per comprendere come i britannici avrebbero votato. Invece, avendo preferito cazzeggiare per Londra, hanno preso fischi per fiaschi..”. Ecco, mettendo in primo piano la attuazione di quanto stabilito dal popolo oltre 3 anni fa, Boris Johnson si è dimostrato politico serio, avveduto e pure realmente “rappresentante del popolo”. Quel popolo truffato dai parlamentari ueisti, May in testa, che hanno fatto di tutto per impedire la Brexit. L’elettorato ha premiato ieri il leader conservatore che dovrà solo “far presto” nello sbattere fuori gli ueisti di Bruxelles, dovunque si annidino. Abbandonare l’UEismo potrà essere la salvezza e la rinascita della Gran Bretagna e divenire un esempio per l’ intera Europa. Signori, si può fare.. Vincenzo Mannello

giovedì 21 novembre 2019

IL REGNO DELLE SARDINE E IL SEGNO DEI TEMPI......

Chissà, mi domando, se gli ideatori delle “sardine” abbiano mai visto o conoscano il dipinto di Francisco Goya dal titolo La sepoltura della sardina, un olio su tavola oggi godibile alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid. Perché di certo, se lo avessero fatto, non avrebbero potuto non notare come in quell’opera venga rappresentata una processione carnascialesca lungo il Manzanarre, il fiume che scorre a Madrid, che termina con la sepoltura di una sardina che però nel dipinto non c’è. Resta tutt’intorno una folla in delirio che urla e si agita in maniera grottesca e allucinata. La sardina nella Spagna delle guerre napoleoniche allude dunque ad un popolo impazzito e privo di ragione durante il Carnevale, mentre da noi oggi le sardine, quelle che “non abboccano”, e infatti sono pescate a strascico dalle grandi reti che poi le inscatolano sulle navi-fabbrica, sono diventate il simbolo della protesta anti Salvini in un nuovo carnevale fuori stagione. Curioso notare come in questo caso ci si faccia vanto della “massa”, di quella stessa “massificazione” tanto vituperata anche dalla sinistra negli anni Settanta, perché le sardine appunto si muovono in flotte, tutte uguali, indistinguibili le une dalle altre, ma con gli elogi di Adriano Sofri su Il Foglio. Come nel dipinto di Goya, dove la sardina c’era ma qualcuno poi se la deve essere mangiata, i partecipanti ai “mob” avrebbero dovuto presentarsi in piazza con una sardina disegnata su un cartone. Se anni fa c’erano gli indiani metropolitani, i punk, la pantera, i girotondi o “girotonti” come qualcuno sarcasticamente li definì, i “se non ora quando”, il popolo viola e altri, oggi siamo scesi al livello di un branco di pesci. Segni dei tempi, direbbe René Guénon, ignaro del prossimo raduno del pesce azzurro forse in quel di Firenze, quando vederle a Venezia sarebbe stato senz’altro più indicato – anche se rischioso – perché lì le “sarde in sa’or” sono piatto prelibato e ufficiale della cucina della Serenissima. Personalmente gli auguro di non trasformarsi in partito, perché il Movimento 5 Stelle già a suo tempo ce l’aveva con le scatolette di tonno e le sardine costano meno. Pesci, insomma, e non d’aprile ma novembrini, più simili quindi a un baccalà ci invitano a ricordare i versi di Gianni Rodari che recitano: Indovina se ti riesce: La balena non è un pesce, Il pipistrello non è un uccello; E certa gente, chissà perché, Pare umana e non lo è. Dalmazio Frau per opinione.it (DA il talebano -Giornale on line).