mercoledì 16 maggio 2018

Governo Lega-M5s, altro che apocalisse: il Paese vede il cambiamento

Governo Lega-M5S. Nonostante le tv e i giornali spingano allo scetticismo alla critica suggerendo l’apocalisse prossima ventura, la sensazione prevalente nella pancia del paese è una silenziosa speranza I governi moderati ed europeisti degli ultimi anni non erano governi voluti dal paese.Hanno sbandierato di sé – tranne Gentiloni- il privilegio della posizione raggiunta, il provincialismo dell’autocompiacimento, la freddezza elitaria e il narcisismo di classe nella misura in cui da una parte dominavano partite, nomine e aziende e a cascata tutta l’economia che da quelle decisioni deriva, dall’altro spendevano moderate abluzioni di coscienza nel elargire pezze di sussidi trasformando welfare in finanza privata. La speranza nella maggior parte della popolazione è che il duo Salvini-Di Maio abbia invece capito di avere davanti a sé una occasione, quella di dotare questo paese di una virata verso il futuro. E l’occasione è ben più di una sfida. Il mediterraneo sarà il centro dell’europa di domani, la nostra salute economica e forse anche il destino di ritornare ad un essere un grande paese sullo scenario del mondo dipenderà da ciò che faremo per divenire il centro di questo bacino di popoli e nuove nazioni.La spinta demografica del nordafrica, il ruolo del medioriente, la forze economica turca e la renaissance balcanica sono segni di una vitalità che il centro-nord europa non avrà nei prossimi vent’ anni. Dobbiamo impedire alla Germania di mettere le mani su tutto questo.E far capire alla Francia che deve trattare con noi, non con Berlino. Cominciando a bloccare la sua longa manus su i centri finanziari dello stato italiano, Generali, Unicredit e Tim. Poi e solo allora inizieremo a riparlare con Parigi. E vedremo se si permetteranno di farci subire ancora atti di arroganza tutta francese sul blocco ai migranti… Non basta un premier. Non basta. Ci vuole una maggioranza devota ad un fine. Unita. Ci vuole una visione di noi come Nazione prima che paese. Cioè cultura, sistema e politica.E ci vuole studio, energia fisica e morale un afflato superiore, una passione ed una missione rivoluzionaria. Tantissimi dei nuovi onorevoli e senatori vengono dai paesi del sud e dalle provincie del nord. Più o meno vivono tutti alla stessa maniera, si trovano al bar la mattina , amano parlare in piazza come facevano al paese, vivendo il tempo come un lusso come quando erano alle scuole superioriGli stessi riti trasportati a Roma senza uno spirito diverso trasformano intenzioni in accidia, concentrazione in aperitivi, visioni in mero affarismo. Serve invece un riferimento ottocentesco, un trascendere l’attualità e la quotidianità per una devozione al domani, all’architettura dei nuovi diritti a cui la nazione aspira per tornare a respirare di fronte all’ansia collettiva che divora tutti livellando ricchi e nuovi poveri nel vortice della fretta di vivereSolo una fibra etica intessuta sul sogno di una rivoluzione può convincerci del fatto che i 40enni oggi possano cambiare il paese. E migliorarlo. A loro spetta di essere anche trasversali nelle scelte. Devono chiamare uomini di esperienza e di coraggio e unirsi a loro. E viceversa. E devono uscire dai salotti e dai caminetti. Lasciare Roma. Questo è il paese che il paese vuole